La chiusura delle scuole come misura di contenimento del Covid-19 ha inevitabili conseguenze sulla vita delle famiglie ma anche sulla salute dei bambini. A dirlo non siamo solo noi ma il GCNF (GLOBAL CHILD NUTRITION FUNDATION) che è una rete globale di governi, imprese e organizzazioni della società civile che lavorano insieme per supportare programmi di alimentazione scolastica che aiutano i bambini e le comunità a prosperare.
Secondo il GCNF, che ha una prospettiva legata al funzionamento e alla disponibilità delle mense scolastiche nei vari paesi del mondo, i bambini fanno affidamento sulle scuole non solo per l’istruzione, ma anche per il nutrimento. Poiché i governi di tutto il mondo hanno disposto la chiusura delle scuole per le crescenti paure del COVID-19, gli studenti che dipendono dai pasti scolastici sono lasciati in una situazione vulnerabile. Con oltre 1,5 miliardi di studenti colpiti dalla chiusura delle scuole, molti paesi stanno lottando per garantire che i bambini continuino a ricevere un pasto nutriente. In varie parti del mondo si stanno organizzando comitati di genitori, organizzazioni non profit e gruppi della comunità per contrastare la chiusura delle scuole e in parallelo anche per garantire che i pasti scolastici siano ancora accessibili a coloro che ne hanno più bisogno. In Italia è nata la Rete Nazionale Scuola in Presenza un network di associazioni di genitori, insegnanti e studenti di tutta Italia, circa 4000 persone, che da mesi stanno collaborando a favore della scuola. La rete sulla base di dati statistici sul progredire della pandemia e delle evidenze scientifiche che chiede “rapidamente tutte le misure necessarie allo svolgimento delle lezioni in sicurezza e in presenza per ogni ordine e grado di istruzione”.
‘Al culmine della chiusura delle scuole nell’aprile 2020, quasi 1,5 miliardi di bambini e giovani in 172 paesi non hanno frequentato la scuola (UNESCO) e 370 milioni di quei bambini non ricevevano più i pasti scolastici da cui dipendono (World Food Program).’ GCFN
In Italia, secondo i dati dell’Istat, nel 2020 ci sono 1 milione di persone in più che si trovano in una condizione di povertà assoluta. L’aumento maggiore si trova al nord Italia nelle famiglie numerose. Facile immaginare che i bambini di queste famiglie finché le scuole sono aperte possono avere garantito un pasto dignitoso e completo che viene meno quando s’interrompe l’istruzione in presenza e si passa alla DAD.
Le organizzazioni mondiali che si occupano di salute si sono tutte espresse a favore di un’alimentazione sana come necessità per rafforzare il sistema immunitario e per contrastare il virus. In Italia il Siti, la Società d’Igiene è intervenuta questa estate a ridosso dell’avvio della scuola per sottolineare il fatto che in questo periodo di emergenza sanitaria, la ristorazione scolastica rappresenta una delle risposte più efficaci al bisogno di pasti sani, sicuri e bilanciati anche per i bambini delle famiglie più vulnerabili.
In assenza di dati scientifici che attestino chiaramente il fatto che la scuola rappresenti un rischio per la diffusione del virus, le scelte politiche non possono non considerare il danno sulla salute dei bambini che non possono più accedere alla mensa scolastica. Più le scuole rimangono chiuse e minore è la possibilità di nutrirsi adeguatamente per un numero, purtroppo, crescente di bambini. Un dato che chi governa non può ignorare.