La nostra indagine sull’equilibrio dei menu scolastici italiani quest’anno ha voluto registrare anche le ricette più interessanti, vale a dire quei piatti che escono dalla monotonia della pasta al pomodoro, carne e insalata, ma che, sulla carta, sembrano più appetitosi.
Dal momento che sempre più genitori ci manifestano le loro difficoltà nel proporre nuove ricette ai fornitori, abbiamo deciso di pubblicare e diffondere i piatti più sfiziosi che abbiamo trovato nell’analizzare i menu scolastici italiani. Speriamo che questo confronto sia di stimolo per per cambiare le solite proposte e sperimentare nuove ricette. Non è detto però che il risultato sia lo stesso in ogni realtà. La discriminante rimane la capacità delle cucine di cucinare (non di assemblare piatti) e di poter elaborare ricette con un minimo di cura.
E’ un aspetto importante che abbiamo rilevato e che emerge dal fatto che i menu che rientrano nella top ten della classifica dei menu scolastici italiani hanno un tratto comune: hanno cucine il cui potenziale di produzione non supera i 1.700 piatti al giorno. Questo numero, potrebbe rappresentare il limite entro il quale una cucina è ancora in grado di cucinare piatti che richiedono un minimo di elaborazione. Oltre i 2000, probabilmente, si arriva ad una dimensione industriale tale che appiattisce la scelta dei piatti che si riducono alle solite ‘ricette facili’.
E’ una considerazione, forse opinabile, ma che vorremmo condividere come riflessione perché ha molte implicazioni, anche di educazione alimentare. I bambini di Milano, per esempio, che conoscono solo il merluzzo, sono molto lontani dal riconoscere il gusto di quei pesci che invece assaggiano i bambini di Roma che oltre al merluzzo hanno il nasello, la limanda, la spigola fresca, il sugo al tonno e il sugo di trota fresca. La differenza tra Milano (80.000 pasti) e Roma (145.000 pasti) la fanno le cucine e la food policy.