‘Ieri [21 luglio 2016] si è svolta la riunione con il Sindaco e i dirigenti comunali che ha segnato l’inizio di una nuova ed importantissima fase, si auspica fatta non di scontri e di estenuanti istanze di accesso, bensì di aperture e di dialogo che, confidiamo, porteranno di qui innanzi ad un nuovo modello virtuoso che faccia da apripista ad altre città d’Italia.’
Così si esprime Alessandra Bircolotti, avvocato che ha seguito i genitori nella vicenda che riguarda la mensa di Perugia, ma solo uno dei tanti genitori che si sono battuti per una ‘mensa migliore’.
Dopo l’incontro è stato reso pubblico il comunicato stampa del Comune che segna il punto di svolta di una vicenda che ha coinvolto Perugia, ma che può essere considerata emblematica dello stato del servizio di refezione scolastica in tutta Italia.
‘Si è svolto questa mattina l’incontro tra il Sindaco Romizi, i Dirigenti comunali e le rappresentanze delle Associazioni e dei Comitati dei genitori per formalizzare un percorso di condivisione delle scelte, iniziato a metà del mese di maggio. È stato trovato un accordo sul fatto che il Comune procederà ad una proroga “tecnica” del servizio di circa tre mesi, con le varianti migliorative che si riterranno necessarie, funzionale alla predisposizione da parte dell’Ente di una nuova gara con il coinvolgimento dei genitori.
L’Amministrazione, riconoscendo fondamentale l’apporto dei genitori, ritiene di istituzionalizzarne il ruolo partecipativo in ogni fase, sia monte che a valle, del processo organizzativo del servizio anche predisponendo la carta dei servizi.
Le Associazioni e i Comitati dei genitori esprimono soddisfazione per l’apertura dimostrata e l’intesa raggiunta con l’Amministrazione.’
Le segnalazioni dei genitori che hanno permesso di avviare le indagini a Perugia sono riferite a fatti che molti commissari mensa trovano con regolarità in mensa: lisce di pesce, porzioni ridotte, alimenti serviti non da capitolato, pane duro o mal conservato, a cui si aggiungono, spesso, corpi estranei, pesci che hanno un cattivo odore, frutta marcia o troppa acerba, piatti bruciati o crudi, ma purtroppo non si arriva quasi mai ad ottenere analisi od approfondimenti che trasformano la ‘NON conformità’ rilevata dal genitore (se è presente in mensa) in ‘responsabilità del fornitore’ con tutto quello che ne può fare seguito.
Perugia può essere considerata ‘il caso mensa’ per tutta Italia, perché è facile che i commissari mensa ritrovino un po’ della propria mensa nelle segnalazioni, che diventano aspetti cardine di reati rilevati dal PM. Questo caso insegna molto ai genitori e dovrebbe far riflettere le istituzioni.
Sarà importante seguire l’evolversi della situazione a Perugia perché, come dice l’avvocato: ‘quello che abbiamo ottenuto noi oggi, sul quale ci aspettano mesi di duro lavoro e di serrata collaborazione con gli uffici, avrà degli effetti anche in altre città e Perugia, se l’amministrazione lo vorrà e con la collaborazione del gestore verso i genitori, potrà costituire un modello illuminato da seguire.’
Perugia, dove fino a due anni fa erano i genitori a gestire autonomamente il processo di acquisto delle materie prime per la mensa, potrebbe tornare a diventare un modello per il ruolo attivo delle famiglie nella funzione di controllo del servizio di refezione scolastica. La modalità con cui è stato gestito questo lungo confronto che ha visto Associazioni, comitati e genitori, coesi, intraprendere un percorso che potrebbe segnare una svolta nelle mense scolastiche del Paese è già un modello interessante da replicare là dove si vuole cambiare la realtà della propria mensa.