Di grani e pasta si è parlato all’interno della trasmissione Petrolio andata in onda su Rai1 il 6 luglio. L’inchiesta ha affrontato questo tema da alcuni punti di vista, dalla tecnologia, con i nuovi formati di pasta realizzati con le stampanti 3D, dalla prospettiva dei produttori di grano italiano, ma soprattutto si è parlato di salute in relazione ai grani stranieri, là dove si annidano muffe e glifosato.
Il perché il grano italiano sia meglio di quello che viene importato dall’estero lo ha spiegato molto chiaramente il professor Alberto Ritieni dell’Università di Napoli Federico II. Il lungo tragitto che fa il grano per arrivare in Italia all’interno delle cisterne delle navi crea la condizione per sviluppare le muffe che poi si rilevano dalle analisi di laboratorio sotto il nome Don. L’industria non fa altro che miscelare le farine per abbassare questi valori al di sotto delle soglie ammesse dalla legge e commercializzare il prodotto, sotto forma di pasta, pane, fette biscottate o biscotti. Una pasta fatta con grano italiano messa a confronto con una pasta a base di grano straniero mostra una presenza di micotossine nettamente inferiore rispetto a quella estera.
Pasta italiana vs pasta straniera: Alberto Ritieni dell’Università di Napoli Federico II
Ma il problema non è solo la presenza delle micotossine, ma anche la definizione del limite entro il quale ne è ammessa la presenza nella pasta. Il limite legale di micotossine tollerato nella pasta, che ad oggi è di 750 mg per tonnellata, è un compromesso di informazioni sia scientifiche che di consumo relative alla popolazione europea. Questo valore tiene conto della popolazione media europea e non delle abitudini degli italiani, da sempre grandi consumatori di pasta. Questo limite, quindi, ‘non ha un peso equivalente per tutti i cittadini europei, ma per gli italiani probabilmente andrebbe rivisto in una funzione protettiva‘ sostiene il Prof. Ritieni.
L’altro grande pericolo è rappresentato dal glifosato che in Canada e negli Stati Uniti è abitualmente utilizzato nella coltivazione del grano che importiamo. I rischi per la salute li spiega molto bene Renata Alleva che non si sofferma sul dibattito legato alla cancerogenicità o meno del glifosato ma sul fatto che questa sostanza sia sospetta di essere soprattutto un interferente endocrino. Questo significa che il glifosato interagisce in maniera subdola con gli ormoni soprattutto nella fase di sviluppo, l’età pre puberale, mandando in tilt il normale assetto ormonale. Questo effetto può scatenare una serie di patologie che vanno dall’obesità, al diabete, ai problemi tiroidei, fino al rischio di sviluppare tumori. Nei bambini esposti al glifosato in età molto precoce si possono avere effetti sullo sviluppo neurologico e problemi di fertilità. Nel 2013 il Parlamento Europeo ha definito che per le sostanze a sospetta interferenza endocrina non è possibile definire una soglia, quindi non si può parlare di livelli di sicurezza, come quando si fa riferimento alla tossicità di alcune sostanze. Il glifosato invece intervenendo in maniera subdola non permette neanche di avere limiti di assunzione che ci possano rassicurare.
Glifosato: rischi per la salute dott.ssa Renata Allega, biochimico, dottore ISDE, medici per l’ambiente.
Si può parlare ancora di made in italy quando mangiamo pasta fatta in Italia con grani stranieri di dubbia qualità? Come facciamo a difenderci se, quando ci sono dei limiti definiti per le sostanze tossiche non sono adeguati alle abitudini di consumo degli italiani? ma, soprattutto, perché non sono mai definiti dei limiti per il consumo dei bambini che hanno un sistema immunitario immaturo ed hanno ancor più necessità di essere difesi?