Trovare cibo scaduto o in cattivo stato di conservazione, in mensa o sugli scaffali di un supermercato, non è più un reato penale. Con un colpo di spugna e nel mezzo di una distrazione globale di un paese alle prese con la pandemia, in Italia diventa possibile la somministrazione di sostanze alimentari contaminate, scadute, in stato di degrado punibile solo come semplice illecito amministrativo e una banale sanzione pecuniaria.
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo 2 febbraio 2021, n. 27 viene disposta l’abrogazione della legge 30 aprile 1962, n. 283, sulla disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande e quindi con essa viene meno l’articolo 5 che dispone:
È vietato impiegare nella preparazione di alimenti o bevande, vendere, detenere per vendere o somministrare come mercede ai propri dipendenti, o comunque distribuire per il consumo sostanze alimentari:
a) private anche in parte dei propri elementi nutritivi o mescolate a sostanze di qualità inferiore o comunque trattate in modo da variarne la composizione naturale, salvo quanto disposto da leggi e regolamenti speciali;
b) in cattivo stato di conservazione;
c) con cariche microbiche superiori ai limiti che saranno stabiliti dal regolamento di esecuzione o da ordinanze ministeriali;
d) insudiciate, invase da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocive, ovvero sottoposte a lavorazioni o trattamenti diretti a mascherare un preesistente stato di alterazione;
L’abrogazione di questa legge risulta incomprensibile e non sembra essere una svista, secondo il magistrato Vincenzo Pacileo che in una intervista a ilSalvagente sostiene che dietro ad una scelta simile ci sono evidenti interessi. A dirlo è un magistrato che fa parte del gruppo specializzato “Tutela degli ambienti di lavoro, dei consumatori e dei malati” della Procura di Torino che da anni combatte contro gli illeciti alimentari. Dello stesso avviso è il magistrato Aldo Natalini, esperto di frodi alimentari e membro del gruppo specializzato della Procura di Siena dedicato alla Sicurezza ambientale ed agroalimentare, che evidenzia il netto contrasto tra quanto disposto da questo decreto con il disegno di legge, attualmente in discussione alla Camera, finalizzato ad un rafforzamento del quadro sanzionatorio in materia agro-alimentare.
Se non interviene la magistratura e la società civile per chiedere un immediato passo indietro al quanto disposto con il decreto 2021 – 27, sarà facile trovare in mensa, e a disposizione dei consumatori, cibo contaminato, o in cattivo stato di conservazione, adulterato con additivi o coloranti o sostanze illecite. I magistrati, così come gli organi di controllo degli alimenti come i Nas, e le Aziende Sanitarie che vigilano sulla qualità del cibo in mensa, non avranno più strumenti efficaci per tutelare i consumatori.
In questa brutta storia i più esposti sono ancora una volta i bambini fruitori delle mense scolastiche. Quel ‘film dell’orrore‘ di cui parlava il Ministro della Salute, Giulia Grillo, dopo l’esito delle ispezioni dei Nas nel 2018 dove una mensa scolastica su tre presentava gravi irregolarità (scadenti situazioni igienico-sanitarie, cibo scaduto, topi e i parassiti) potrebbe diventare la norma in una cornice legislativa che depenalizza questi reati.