Con le 2 udienze di oggi i il Tribunale verbalizza, e quindi conferma, l’accordo tra il Miur e le famiglie per il pasto da casa da consumarsi all’interno del refettorio consacrando il tal modo l’esistenza del rivendicato diritto.
Il Comune, contrariamente alla sua nota dello scorso dicembre con la quale giudicava l’accordo siglato tra genitori e presidi “una soluzione affrettata e superficiale” e annunciava che stava “elaborando una proposta di conciliazione“, da sottoporre “alle parti e all’approvazione dell’autorità sanitaria, affinché ne sia garantita la correttezza sotto il profilo igienico’, non ha presentato alcuna controproposta. Il rappresentante legale del Comune, piuttosto, è intervenuto per chiedere il rimborso delle spese legali perché ritiene di essere stato coinvolto senza titolo.
In realtà era stato proprio il Comune che a settembre aveva dato ordine ai Dirigenti scolastici di non aprire il refettorio ai bambini con il pasto da casa e, proprio per questa ragione, l’avvocato Vecchione, legale delle famiglie, ha evocato in giudizio il Comune di Milano per fare accertare la sua incompetenza nella gestione dei refettori scolastici.
Quindi la questione che rimane da valutare da parte del giudice è relativa all’effettiva competenza del Comune nel dare disposizioni sull’organizzazione all’interno delle scuole. L’ipotesi più accreditata è che il Tribunale ordini al Comune di non interferire nelle scelte delle istituzioni scolastiche al fine di mantenere l’autonomia dalle Amministrazioni nella gestione organizzativa degli spazi didattici.
Vedremo se sarà questa la definitiva chiusura del match sul pasto da casa a Milano.