A Napoli i genitori hanno organizzato una protesta il 6 novembre a Palazzo S. Giacomo. E’ stata l’occasione per manifestare contro un’Amministrazione indifferente alla fatica dei genitori ancora privi del servizio di ristorazione scolastica.
La situazione è caotica e sempre più incomprensibile. Un servizio mensa che tarda a partire, così come il tempo pieno che salta, insegnanti pagati per non lavorare il pomeriggio e genitori che fanno i salti mortali per prelevare i bambini alle 12.30 da scuola. Eppure ci sono scuole dove il dirigente tampona la situazione consentendo di consumare il ‘pasto da casa’ e scuole dove la mensa non c’è, e non c’è mai stata, neanche negli anni passati. Bambini di serie A e bambini di serie B. Scuole dove il pasto da casa ‘NO perché c’è rischio di contaminazione‘, ma il rischio salta per la merenda tutti insieme in classe, oppure ‘NO, perché non è sana‘ però i distributori di merendine e junkfood nei corridoi della scuola invece ‘SI’. Una situazione che i genitori napoletani non tollerano più.
‘La mancanza di chiarezza da parte delle istituzioni’ ci riferiscono i genitori, ‘non ha permesso di attivare il ‘pasto da casa emergenziale‘ che poteva essere una soluzione transitoria in attesa del riavvio del servizio di ristorazione scolastica.
Ma ripartirà mai la mensa a Napoli?
A Milano i genitori delle commissioni mensa sono sempre più in rete e sempre più social. Un sistema per informare le famiglie sullo stato della mensa e sulle ‘non conformità’ del giorno. Si va dal budino con la muffa, alla pizza con la muffa, o alle porzioni di pizza che mancano ai bambini della materna e si recuperano dalle elementari vicino. Con Facebook si arriva ad avere un panorama delle problematiche diffuse nelle varie scuole. Se i social aumentano la trasparenza sulla qualità del servizio, perché non digitalizzare direttamente i dati delle ispezioni e aggregare più informazioni in un Data Base? Così si sono detti i genitori milanesi che hanno avviato una fase sperimentale per digitalizzare l’esito delle ispezioni. In pratica, ci sono circa 200 commissari mensa (su più di 2000) che non compilano più il modulo cartaceo dove registrare il gradimento del pasto (o le Non Conformità), ma digitano i dati all’interno di una schermata accessibile dal cellulare. Sembra una cosa banale, ma è una rivoluzione.
I vantaggi ci sono per tutti: per il personale del Comune che non deve più inserire a manina nei lori sistemi informatici tutte le informazioni che arrivano in cartaceo via fax, ma i dati ci sono già, strutturati e importabili con un click. Vantaggi per il fornitore che ha, in tempo reale, il polso della situazione in mensa. Ma soprattuto i genitori possono ottenere quella trasparenza che rincorrono da sempre: cosa va e cosa non va in mensa, dati che possono permettere di sostenere, in maniera oggettiva, le richieste di cambiamenti nel menu.
A Genova con il nuovo Assessore alle Politiche educative e dell’istruzione, Francesca Fassio, sembrano sciogliersi le dinamiche conflittuali tra genitori e Comune. Si è aperto un dialogo e un confronto apparentemente costruttivo che punta a migliorare i menu, a valorizzare il ruolo dei commissari mensa e soprattutto a riaprire i centri cucina. Tanti i temi sul tavolo dalla sicurezza alimentare al pasto da casa, le diete speciali, la tracciabilità degli alimenti, i piatti di plastica e gli scarti, ma la prospettiva di riaprire i centri cucina interni alle scuole o individuare la possibilità di avere una cucina di quartiere potrebbe diventare la chiave di volta per riportare qualità, controlli e trasparenza nei menu scolastici genovesi.
A Firenze la novità è il menu invernale. Un menu che è il risultato di un compromesso tra i genitori che lo scorso hanno contestato l’inversione salutista della dieta a scuola e la volontà dell’Amministrazione di proporre un menu più equilibrato dal punto di vista nutrizionale. Nel nuovo menu si trovano, da una parte, i grandi classici del menu industriale come hamburger, pizza, polpettone e prosciutto cotto, ma, dall’altra, anche pasta al ragù di lenticchie, puré di cavolfiore, crocchette di legumi. New entry la pasta al ragù di funghi e i tortellini in brodo. Nuovo l’approccio con le verdure crude proposte in pinzimonio ad inizio pasto quattro volte al mese nel menu invernale, mentre il pane bianco è offerto solo una volta a settimana. Quello che cambia nella proposizione di nuovi gusti è il metodo. Da quest’anno vengono proposte “alternative” giornaliere ad alcuni piatti serviti a rotazione. Un nuovo approccio che tiene conto del gradimento da parte dei bambini per consentire un avvicinamento graduale a nuove pietanze: ad esempio l’orzo e il farro si alternano, così come il riso parboiled con il riso semintegrale e con quello integrale, le seppie in zimino si alternano con il pesce alla mugnaia, la frittata all’uovo sodo, ecc. Una nuova modalità che potrebbe consentire anche ai genitori di apprezzare un menu più vario e versatile da modellare in base al gradimento dei figli.
A Torino il pasto da casa ha raggiunto quota 5.242 bambini, si tratta di circa il 16% delle famiglie che hanno rinunciato alla mensa. Il numero pesa di più sui ragazzi delle medie che già nel 2012 (ben prima della sentenza del giugno 2016 della Corte di Appello di Torino che ha legittimato il pasto da casa) erano il 50% ad aderire al servizio mensa, mentre oggi sono solo il 20%. L’obiettivo del Comune è quello di rimodulare le tariffe e di ripensare ad una mensa ‘fresca‘, un modo cambiare la qualità della mensa e renderla più accessibile a tutti.