A ottobre nel convegno organizzato da Coldiretti sulla ristorazione collettiva il numero uno dell’Autorità anticorruzione, Cantone, parlava della necessità di lavorare ad un bando tipo per le mense scolastiche per evitare snodi pericolosi per la corruzione. A dicembre una serie di interventi congiunti tra Carabinieri e Anac portavano a svariate sanzioni e sequestri in diverse mense scolastiche italiane. Oggi il Ministro Lorenzin dichiara che, a seguito di numerose segnalazioni dei genitori, ha deciso di mandare i Nas per fare controlli a campione nelle scuole italiane ‘per verificare se la qualità dei cibi richiamati nelle diete sia consono con la qualità garantita ai nostri bambini‘.
Che qualcosa non funzioni nelle mense scolastiche non ci vuole tanto a capirlo, basterebbe leggere i giornali e contare quanti scioperi del panino ci sono stati in tutta Italia o quante proteste con la dieta in bianco hanno organizzato i genitori per chiedere di eliminare alcuni piatti. Ma è sufficiente leggere i menù per trovare semplici ‘anomalie’: dalle verdure fuori stagione o quelle che dovrebbero essere a km0 e invece vengono da molto lontano, o il biologico non certificato o che viene dall’Oriente. Come pure bisognerebbe capire cosa ci sia dietro tutto quel cibo processato che a volte ha dei nomi fantasiosi come le ‘vele di mare’ o il ‘gelato di carne’, o tutta quella patata che si trova nei menu come contorno o nascosta nei cibi manipolati. La patata garantisce quel senso di sazietà che soddisfa le pance dei bambini, ma quanto fa risparmiare sulle materie prime nobili nelle polpette di carne o di pesce?
L’intercettazione telefonica, rimasta tristemente famosa ‘Iga dà magnar la sabbia…al posto della carne” tra due dipendenti del Comune di Verona ha fatto storia, oltre ad aver fatto luce sul primo grande scandalo delle mense scolastiche. Questo ‘incidente’ doveva già essere un primo grande segnale che i controlli e, ancor più, le regole spesso non funzionano quando si parla di refezione scolastica.
Oltre a controlli più seri e strutturati forse sarebbe necessario fermarsi a riflettere, a ripensare il ruolo della mensa scolastica e riscriverne le regole. Il ‘mangiare in mensa’, che la legge stabilisce essere ‘tempo scuola’, deve rientrare nelle politiche sociali di un Paese o può essere svenduto a logiche di business? perché, se così, varrà sempre il principio del «risparmio fine a se stesso» che è la ragione per cui i genitori sono sempre più critici sulla qualità della mensa. Qualità e costo, come monopolio e obbligo della mensa sono in un equilibrio sempre più fragile all’interno di un sistema che vedeva il cibo a scuola come momento di educazione, uguaglianza e inclusione.
Come è cambiata la mensa scolastica in questi anni? Come sono cambiati i menù e le materie prime, come sono state gestite le gare d’appalto che hanno progressivamente esternalizzato il servizio dai Comuni agli operatori del mercato? Come sono cambiati i capitolati e i bilanci? E poi, perché tanti sprechi in mensa? È il cibo che è cattivo o i bambini che non sono educati al consumo consapevole?
Sono solo spunti di riflessione per capire dove stiamo andando, ma, soprattutto, dove vogliamo andare quando parliamo di mensa scolastica nel nostro Paese dove, sembra evidente, che si stanno definendo nuovi equilibri.