Stop al lunch box e alle monoporzioni a scuola, che rimangono, ma solo come estrema ratio. Tornano a tirare un sospiro di sollievo tutti quei Comuni che per mesi hanno lavorato per studiare un modo per garantire la qualità del cibo insieme alla sostenibilità del servizio con soluzioni che non contemplano il pasto plastificato. Lo chiarisce il Comitato Tecnico Scientifico che, su richiesta del Ministero dell’Istruzione, fornisce ulteriori specificazioni circa le misure di protezione da adottare per garantire lo svolgimento dell’attività scolastica da settembre.
IL COMITATO SCIENTIFICO CHIARISCE I CRITERI ENTRO I QUALI EROGARE IL SERVIZIO
Questo lo stralcio del verbale (Verbale N. 100 del 10 agosto 2020, n. COVID/0044508 il CTS) che riguarda il consumo del pasto a scuola: ‘Si precisa che l’indicazione del comitato tecnico scientifico relativa alla fornitura del pasto in lunch box per il consumo in classe rappresenta una misura proposta da attuarsi qualora le modalità di fruizione tradizionale (in refettorio) non permettano di rispettare i criteri di prevenzione citati. Tale proposta rappresenta infatti una soluzione organizzativa residuale di fruizione del pasto qualora il numero di alunni e la capienza dei refettori non consentano di garantire l’integrità delle procedure di consumo del pasto e di igenizzazione dell’ambiente entro un lasso temporale compatibile con la didattica e le esigenze nutrizionali degli alunni. Relativamente al concetto di mono-porzione richiamato all’articolo 4 del ‘Protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di covid-19’ sottoscritto dal Ministero dell’Istruzione e dalle organizzazioni sindacali, si ritiene possa essere riferito all’esigenza di garantire a ciascun alunno una porzionatura individuale del pasto. Per ogni eventuale ulteriore chiarimento si rimanda agli estensori del citato protocollo’.
IL LUNCH BOX RIMANE COME ESTREMA RATIO
Con un testo si dice che se si riescono a garantire l’igiene, i tempi della didattica e l’integrità delle procedure di consumo allora va bene anche il sistema tradizionale con lo sporzionamento. Si sottolinea che il lunch box è una condizione ‘residuale’ dando per scontato che si possa mangiare in prevalenza nei refettori aumentando le turnazioni.
IN REFETTORIO: IL SERVIZIO TRADIZIONALE CON L’APPLICAZIONE DEI CRITERI DI SICUREZZA
Per quanto riguarda il documento del Protocollo sicurezza del 6 agosto che ha destato molte tensioni e preoccupazioni perché sembrava imporre le monoporzioni anche in refettorio, si chiarisce che per ‘mono-porzione’ s’intende banalmente la porzionatura individuale del pasto. Quindi niente paura, è stato solo un uso disattento delle parole. In refettorio nulla cambia.
I COMUNI MANTENGONO L’AUTONOMIA NEL DEFINIRE IL MODELLO ORGANIZZATIVO FUNZIONALE AL PROPRIO CONTESTO
Il grande chiarimento arriva alla fine di questo paragrafo dedicato alla mensa con una precisazione: ‘Infine pur ritenendo complessivamente congrue le caratteristiche di organizzazione del servizio sinteticamente riepilogate nel testo del quesito, il CTS invita, comunque, alla prosecuzione del confronto con gli Enti responsabili dell’erogazione del servizio di ristorazione scolastica nel rispetto delle indicazioni fornite nei documenti del comitato tecnico scientifico che non potranno che essere di carattere generale per garantire la coerenza con le misure essenziali al contenimento dell’epidemia rappresentando primariamente un elenco di criteri guida da contestualizzare‘ nelle diverse realtà locali’.
Un passaggio cruciale con il quale s’intende restituire ai Comuni autonomia nella scelta della modalità di erogazione del servizio di ristorazione a scuola purché nel rispetto dei criteri stabiliti dal CTS. I Comuni hanno quindi la libertà di contestualizzare il modello organizzativo che è stato studiato insieme all’azienda di ristorazione, o di avviare il proprio là dove la gestione è diretta e non esternalizzata.
LA PRESSIONE DELLA SOCIETA’ CIVILE E DEI COMUNI HA PERMESSO UN CAMBIO DI ROTTA
Il Comitato Tecnico Scientifico, che nel documento del 28 maggio ha ripreso l’indicazione di Oricon (associazione che rappresenta le aziende di ristorazione collettiva) per la somministrazione del lunchbox in classe senza che questa soluzione avesse alcuna base scientifica, ha raccolto le pressioni della società civile e dei Comuni e ha fatto retro marcia.
I RIFERIMENTI SCIENTIFICI ALLA BASE DELLE SCELTE MINISTERIALI
A ribadire, ancora una volta, che lunch box e monoporzioni non hanno ragioni scientifiche è la Siti, la società scientifica che rappresenta i medici specializzati in igiene e sanità pubblica e le professioni sanitarie della prevenzione in Italia. La Siti, a cui tutte le Aziende Sanitarie devono fare riferimento, nel documento appena pubblicato le Linee indirizzo SItI – COVID-19 e ristorazione scolastica precauzioni ed opportunità a tutela della salute , dell’economia e dell’ambiente indica quelle che sono le misure necessarie per la prevenzione:
Le singole realtà scolastiche, pertanto, dovranno identificare soluzioni organizzative ad hoc che consentano di assicurare il necessario distanziamento attraverso la gestione degli spazi (refettorio o altri locali idonei), nonché dei tempi di consumo (turnazioni). La somministrazione dei pasti nelle scuole può avvenire nei locali mensa o in altri spazi come le aule didattiche tali da garantire la sicurezza degli operatori scolastici e dei bambini rispetto alla possibilità di contagiarsi durante i contatti che avvengono nello svolgimento di tali attività.
Senza aspettare la pubblicazione della Siti, un po’ tardiva, si può attingere alle fonti delle massime autorità sanitarie internazionali come OMS e ECDC, organizzazioni istituzionali a cui i Ministeri della Salute della Comunità Europea devono fare riferimento. Anche per loro l’unica misura di prevenzione è il distanziamento e la dotazione di dispositivi di protezione.
DA CHIARIRE RIMANE LA QUESTIONE DELLA ‘SEMPLIFICAZIONE DEL PASTO’
Rimane aperta la questione del ‘pasto semplificato’ inserita nel Piano Scuola. Una condizione che sembra aprire a deroghe ai CAM e su cui vigileremo perché anche su questo aspetto non ci sono ragioni che possano giustificare un menu a base di pizza, hamburger, prosciutto, bastoncini. Se ci saranno problemi di approvvigionamento dovranno essere giustificati e verificati e potranno condizionare la ricetta di un piatto, ma non del menu nel suo insieme.
UNA RETE CHE VIGILA SULLA NORMATIVA PER UN PASTO SANO E SOSTENIBILE A SCUOLA
Vista la libertà che viene data nel definire il modello organizzativo più consono al contesto ora la palla passa ai Comuni. Si vedrà, e si mapperanno, insieme a tutti i soggetti che si sono dimostrati sensibili al tema, le realtà che hanno individuato modalità per conservare qualità del pasto e chi invece sceglie il pasto plastificato.
Il grande risultato di questa avventura estiva contro il rischio di una ‘mensa fast food’ è quello di essere riusciti a costituire una rete di soggetti che rappresentano la società civile che hanno raccolto il nostro invito a fare squadra per proteggere la salute dei bambini e del pianeta: AIAB,
Centro Ricerca Rifiuti Zero, Cittadinanzattiva, FederBIO, FirenzeBIO, FOOD WATCHER, Genima genitori in rete, Legambiente, MenoPerPiù Slow Food,
Save the Children, Zero Waste Italy insieme a tanti amici del mondo accademico che hanno sostenuto la nostra battaglia iniziata con la PETIZIONE che in pochi gionri ha raggiunto più di 30.000 firme.
Con questa rete, che si sta ampliando di giorno in giorno, vigileremo affinché chi governa disciplini la qualità del pasto a scuola basandosi su ragioni scientifiche e sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e non su ragioni di mercato.