Il 15 marzo la manifestazione global strike for future per difendere il pianeta è stato un evento planetario: ha coinvolto più di 100 nazioni. Milano ha visto la partecipazione, la mattina, di 100.000 studenti, 50.000 Napoli, 30.000 Roma e 20.000 Torino, e il pomeriggio, si sono aggiunti migliaia di famiglie, associazioni, insegnanti, presidi, bambini delle scuole elementari e materne. Questa volta sono scesi in piazza tutti per dire ‘facciamo qualcosa per difendere il nostro futuro!‘ Grande assente: la politica, quella che dovrebbe fare qualcosa per proteggere la terra. La consapevolezza c’è, ma la volontà politica non ancora. Però questa volta ci sono i giovani che sembrano avere maturato una coscienza sui rischi che corriamo, loro più di noi, anche se il tema ‘climate change‘ non è materia di studio a scuola.
Dalla paura all’azione
Secondo i dati istituzionali il cambiamento climatico sarà irreversibile nel giro di 12 anni, ma intanto abbiamo già perso il 33% dei terreni fertili negli ultimi 40 anni. Gli studenti scrivono su uno striscione “Abbiamo solo altri 750 venerdì per farci sentire!” all’interno di un corteo che si riempie di slogan colorati che manifestano la volontà di fare qualcosa. Ogni anno l’inquinamento di aria, acqua, suolo è la causa di 9 milioni di morti premature l’anno. E’ una guerra mondiale con un killer invisibile che s’insidia e uccide. Il rapporto dell’ONU, il sesto Global Environmental Outlook nel restituire dati allarmanti sugli effetti delle emissioni di gas serra, dice che il tempo è poco e le misure prese con l’accordo di Parigi del 2015 non sono sufficienti a scongiurare l’aumento delle temperature nell’Artico che arriveranno a 3-5 gradi entro il 2050 e a 5-9 entro il 2080 provocando lo scioglimento dei ghiacciai con l’inevitabile innalzamento dei mari. Questo avviene in un’economia che si concentra sul PIL e non guarda ai danni e ai paradossi che produce anche in termini di consumi: c’è chi consuma troppo e male e chi troppo poco per sopravvivere: ci sono 1.9 miliardi di persone in sovrappeso e 600 milioni di obesi, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo buttato a livello globale pari ad un terzo di quello prodotto.
Il dott. Franco Berrino presente alla manifestazione studentesca di Milano indica una strada ai ragazzi che ritiene abbiano un enorme potere: “se loro scelgono di boicottare un determinato prodotto commerciale crollano le borse“. L’economia la facciamo noi consumatori, quello che scegliamo di comprare e consumare ogni giorno può incidere sull’economia, sulla finanza mondiale e quindi sul pianeta, solo se diventa un’azione comune.
Cosa fare
Alla consapevolezza che ha toccato tutti, fa seguito una richiesta di approfondimento che aiuti a capire cosa fare, ciascuno nel proprio ambito di azione. I giovani provano a colmare questo vuoto di conoscenza con iniziative ad hoc, come quella del liceo classico Beccaria, in co-gestione, che ospiterà esponenti di Greenpeace per parlare del climate change, al liceo artistico Boccioni hanno proiettato il film ‘Punto di non ritorno’, al Cattaneo hanno invitato esperti di ingegneria ambientale del Politecnico. È evidente la volontà di passare dalla protesta alle azioni, per avviare scelte coerenti capaci di invertire il trend che mette a rischio il nostro futuro.
Foodinsider per il pasto sostenibile
Foodinsider ha avviato un’iniziativa a favore del pianeta che è la promozione del pasto sostenibile, sia come scelta personale che come ristorazione collettiva. E’ il pasto l’azione che ci accomuna tutti, ogni giorno, che condiziona i nostri acquisti e consumi. E’ questo l’ambito su cui da anni ci siamo attivati affinché il pasto e l’equilibrio della dieta sia sano e sostenibile. Quest’anno spostiamo il focus sulla sostenibilità con un test, che presenteremo il 21 marzo a Cremona, che analizza e misura l’impatto che il pasto ha sull’ambiente al fine di incidere sulla consapevolezza e avviare il cambiamento. Quanto possiamo proteggere il suolo e l’atmosfera scegliendo certi alimenti piuttosto che altri? cucinare ricette più sostenibili, acquistare cibi che non inquinano, recuperare quello che non si mangia, trasformare il rifiuto in valore. Sono tante le azioni che quotidianamente possiamo fare e che possono ridurre l’impatto ambientale. Se poi è la ristorazione collettiva ad avviare scelte sostenibili nelle mense l’impatto diventa ancora più significativo. E’ quello che Foodinsider sta facendo per coinvolgere i Comuni, gli ospedali, le aziende di ristorazione collettiva per rendere tutti più consapevoli e attivi sul tema della sostenibilità.
Il test sulla sostenibilità del pasto è online e ha l’obiettivo di identificare le realtà più virtuose che promuoveremo all’interno delle nostre best practice. Foodinsider è disponibile a diffondere i criteri del pasto sostenibile a tutti coloro che hanno intenzione di fare qualcosa a favore del pianeta a cominciare dal pasto, che è una scelta che ci tocca tutti almeno due volte al giorno, e che ha dei numeri importanti quando si parla di ristorazione collettiva. Per questo le Amministrazioni, i manager della ristorazione, le direzioni ospedaliere o aziendali che si trovano a fare scelte in relazione alla mensa all’interno del proprio contesto potrebbero avviare scelte sostenibili per adottare una dieta a basso impatto ambientale. Non meno importante la competenza dei cuochi o degli chef che possono incidere sul gusto, sulla promozione di pasti sostenibili e la diffusione di una qualità sensoriale del pasto che sia un piacere per il palato e un sostegno per il futuro del pianeta.