Saranno, probabilmente, le Sezioni Unite della Cassazione a dover decidere se è giusto che i bambini possano optare per il pasto da casa piuttosto che la mensa e se sia possibile mangiare tutti insieme nello stesso refettorio. La questione del pasto da casa passa al più alto organo della giurisdizione italiana, come è stato per il divorzio o il diritto di adozione per lo stesso sesso, ed esce dall’ambito torinese acquistando valenza nazionale. Di fatto è già una questione nazionale perché tocca numerose città italiane.
L’ordinanza interlocutoria, depositata l’11/03/19, ha disposto la trasmissione degli atti al Primo Presidente per l’eventuale assegnazione del caso alle Sezioni Unite. Dopo un’ampia panoramica la conclusione dell’ordinanza rileva che il pasto da casa è di fatto un fenomeno sociale italiano e vista la straordinaria rilevanza del tema la decisione va sottoposta alle Sezioni Unite. La questione da dirimere è “se sia configurabile un diritto soggettivo perfetto dei genitori degli alunni delle scuole elementari e medie, eventualmente quale espressione di una libertà personale inviolabile, il cui accertamento sia suscettibile di ottemperanza, di scegliere per i propri figli tra la refezione scolastica e il pasto portato da casa o confezionato autonomamente e di consumarlo nei locali della scuola e comunque nell’orario destinato alla refezione scolastica, alla luce della normativa di settore e dei principi costituzionali, in tema di diritto all’istruzione, all’educazione dei figli e all’autodeterminazione individuale, in relazione alle scelte alimentari (artt. 2, 3, 30, comma 1, 32, 34, commi 1 e 2 Cost.).
La questione del pasto da casa risale al 2013 e ha origine da un gruppo di genitori (28) guidati dall’avvocato Giorgio Vecchione. E’ stata con la sentenza del Consiglio di Stato (Sentenza n. 5156/18), che ha annullato la delibera del Comune di Benevento che voleva rendere obbligatoria la mensa scolastica, che il pasto da casa si è diffuso in molte realtà ed è diventato un fenomeno sociale inarrestabile. Dopo che il Consiglio di Stato ha invitato ‘tutti i dirigenti scolastici ad adottare le conseguenziali cautele e precauzioni per consentire l’esercizio del diritto [scelta del pasto da casa] questa alternativa alla mensa è stata regolamentata da molte direzioni scolastiche. La regolamentazione spesso è il risultato di una conflittualità che l’avvocato Vecchione ha seguito attraverso numerosi percorsi legali (25 cause tutte vinte) che hanno reso possibile il consumo del pasto da casa all’interno dei refettori insieme ai compagni.
Il pasto da casa è un fenomeno che è emerso da diversi anni, prima come strumento di contestazione con lo ‘sciopero del panino’ per alzare il livello di attenzione dell’Amministrazione affinché risolvessero le questioni sollevate dalle famiglie. Dove i problemi non sono stati risolti il pasto da casa è diventato l’obiettivo ed è entrato a pieno titolo in refettorio insieme al pasto della mensa scolastica. Dove i problemi non si sono mai manifestati la mensa rimane protagonista all’interno del refettorio.