L’ANAC risponde oggi (11/03/19) alle segnalazioni dei genitori, che evidenziavano anomalie nella procedura di gara per il rinnovo del servizio di ristorazione scolastica, contestando al Comune l’aver disatteso i principi dei decreto legge 50/2016. Nelle due missive inviate all’Autorità Nazionale Anticorruzione, una a marzo e la seconda a maggio, si segnalava “l’anomalia della procedura di gara nella parte in cui non sembra rispettare le prescrizioni di cui all’art. 95 del D.lgs n. 50/2016 che impone, per gli appalti della ristorazione collettiva scolastica (lett. a), il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.”
Oggetto della segnalazione dei genitori all’ANAC
A sottoscrivere le due segnalazioni, in rappresentanza dei genitori di Torino è l’Avvocato Giorgio Vecchione, che lamentava che ‘l’assenza di un vero confronto competitivo tra le ditte partecipanti.” La contestazione in oggetto si riferisce alla Procedura Aperta dal Comune a febbraio 2018 (n. 20/2018) con oggetto l‘Affidamento del servizio di ristorazione scolastica nelle scuole statali dell’obbligo, nelle scuole d’infanzia comunali e statali e nei nidi d’infanzia comunali’ per il periodo dal 01/09/2018 al 31/08/2021.
La contestazione dell’ANAC
L’ANAC conferma il fatto che la procedura che è stata adottata nel bando non ha messo in evidenza offerte qualitativamente distintive, evitando di ingaggiare una vera competizione poiché tutte le aziende hanno risposto ‘Sì’ ai requisiti richiesti, ottenendo tutte lo stesso punteggio. L’aggiudicazione si è giocata unicamente sul prezzo e quindi sull’offerta al massimo ribasso.
L’ANAC contesta l’assenza di un effettivo confronto concorrenziale sui profili tecnici delle offerte che hanno consentito un appiattimento delle stesse su valori identici snaturando la logica del criterio del migliore rapporto qualità/prezzo.
All’interno della lettera indirizzata al Comune di Torino l’ANAC sostiene: “La previsione di criteri di aggiudicazione tipo ‘on-off’ e cioè di criteri in base ai quali i concorrenti si limitano ad evidenziare in offerta di essere in possesso di determinate caratteristiche aziendali o si rendono disponibili ad adeguare le modalità esecutive minime previste dal capitolato alle migliorie richieste dall’amministrazione con seguendo solo così il punteggio massimo previsto che altrimenti equivarrebbe a zero punti, senza possibilità di graduazione, ha l’effetto di appiattire la valutazione tecnica e di attribuire un peso decisivo all’offerta economica snaturando il criterio di aggiudicazione previsto (miglior rapporto qualità/prezzo), per altro a nell’ambito di un appalto di servizio per il quale com’è noto lo stesso codice inibisce la scelta del criterio del ‘solo prezzo’ o del ‘solo costo’….[…]“Per quanto attiene il caso in questione dai verbali della commissione giudicatrice pubblicati sul sito web di codesta amministrazione è palese che il rischio sopra indicato si è di fatto concretizzato poiché 5 offerte tecniche su 5 aventi contenuto identico hanno totalizzato il maggior punteggio attribuibile (70/70) affidando di conseguenza la scelta della migliore offerta alla capacità dell’operatore economico che ha offerto la esecuzione delle prestazioni al miglior prezzo in tal modo l’Amministrazione ha di fatto disatteso i principi dei decreto legge 50/2016 snaturando il criterio di aggiudicazione imposto dal legislatore violando altresì le linee guida ANAC n 2 “offerta economicamente più vantaggiosa” e quanto indicato nel bando tipo anac n 1 /2017.”
Nella missiva al Comune di Torino l’ANAC comunica l’avvio di un’istruttoria ex art. 13 del Regolamento di Vigilanza chiedendo di dare riscontro ai rilievi fatti entro 30 giorni e di inviare specifica documentazione di approfondimento.
Questa sembra essere l’ennesima tegola sul servizio mensa torinese, che vive di un’emorragia progressiva di utenti del servizio di refezione scolastica a favore del ‘pasto da casa’. Tuttavia questa potrebbe essere l’occasione per l’Amministrazione di annullare il bando contestato dai genitori e dall’ANAC per predisporne uno nuovo aperto all’innovazione e alla qualità. Le famiglie torinesi hanno probabilmente bisogno di un segnale forte dal Comune che dimostri un effettivo un cambio di passo e vedere realizzare una nuova food policy di un assessorato fresco di nomina.