Il tribunale di Napoli boccia il pasto da casa. Il giudice ha ritenuto che ‘al diritto alla libertà di scelta individuale del genitore vadano contrapposti altri diritti fondamentali della collettività, anch’essi di rango costituzionale, come il diritto all’uguaglianza e alla salute e la partecipazione a una comunità sociale, quale appunto quella scolastica.’
E’ la risposta del Tribunale di Napoli al ricorso presentato da una mamma che ha ritenuto necessario sostenere il suo diritto poter sceglier l’opzione del pasto da casa in alternativa alla mensa scolastica.
Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Torino e successive 15 ordinanze di altri Tribunali a favore del pasto da casa il Tribunale partenopeo si esprime diversamente rigettando il ricorso d’urgenza e portando nuove argomentazioni. Il giudice, infatti, ha ritenuto di dover privilegiare la scelta della mensa come valore per la collettività ispirata ai principi di uguaglianza citati all’articolo 3 della Costituzione.
La dirigente scolastica della scuola napoletana, controparte della mamma che ha fatto il ricorso per ottenere il riconoscimento del diritto a portare il pasto da casa, ha visto riconosciuto dal Tribunale il valore educativo della mensa e, soprattutto, l’importanza del pasto igienicamente controllato.
Quest’ultimo aspetto (l’igiene del pasto servito a scuola) stride con i recenti fatti registrati nella cronaca di Napoli che hanno visto il Comune, qualche giorno prima dell’emissione dell’ordinanza, sospendere in 19 scuole il servizio mensa a seguito delle segnalazioni dei genitori. Sospensione che l’ASL ha ritenuto di dover richiedere dopo aver eseguito dei controlli che hanno rilevato anomalie rispetto allo stato di conservazione del cibo. Fatti che sono emersi dopo i casi di dissenteria, mal di pancia e febbre accusati dai bambini delle scuole dove si è ritenuto necessario sospendere il servizio di refezione scolastica.