Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato la bozza del ‘Piano scuola 2020-21‘ che contribuisce a definire le linee guida da discutere ancora con le Regioni. Presumibilmente indicazioni ufficiali usciranno entro fine mese, per poi passare ad istituire i vari tavoli Regionali che dovranno coordinare le azioni concrete e indispensabili per l’avvio dell’anno scolastico con i soggetti che operano nel sistema scuola. All’interno della bozza si parla anche di mensa facendo riferimento al documento del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile del 28 maggio.
MODELLI DIFFERENTI
Nella bozza non si indica un modello specifico di mensa scolastica, ma si apre a ‘soluzioni organizzative differenti per ciascuna scuola‘. Questo significa che all’interno di ogni Comune ci saranno soluzioni diverse in base al tipo di scuola: chi avrà la possibilità di utilizzare diversi spazi e distribuire le classi in più aule, potrà contemplare la possibilità di utilizzare ancora i refettori, mentre le scuole che hanno pochi spazi alternativi dovranno considerare di mangiare in classe.
PIU’ TURNI IN REFETTORIO
L’ ‘approfondita pulizia dei locali‘ adibiti al consumo del pasto è un must e preferibilmente si auspica che si mantenga la mensa in refettorio aggiungendo più turnazioni per evitare assembramenti e lasciare maggiore distanziamento tra i bambini.
MANGIARE IN CLASSE
Se i bambini mangiano in classe invece ‘si potranno studiare con le ditte concessionarie del servizio la realizzazione di soluzioni alternative di erogazione’ lasciando autonomia ai Comuni di concordare con le aziende la modalità più opportuna. Importante è che l’aula venga areata e igienizzata prima e dopo il consumo del pasto. La monoporzione, su cui ha spinto molto Oricon, che rappresenta le aziende della ristorazione collettiva, è solo citata ‘a puro titolo di esempio‘ di soluzione possibile. Un’opzione di cui abbiamo già parlato per evidenziare le ricadute, che ci sarebbero sull’ambiente, e i rischi di conflitti sociali a cui si esporrebbero i Comuni qualora avvallassero questa soluzione.
SEMPLIFICAZIONE DEI MENU, PERCHE’?
‘…la semplificazione del menù, qualora gli approvvigionamenti delle materie prime dovessero risultare difficoltosi‘ è una frase che sembra aprire ad un declassamento dei menu scolastici come pasta al pomodoro, hamburger, patate e pizza. Soluzioni cheap, che richiedono poco personale, che farebbero bene solo alle aziende, in ottica di efficienza, e non ai bambini. Non è chiaro perché il Ministero dell’Istruzione entri nel merito degli approvvigionamenti e le ragioni per le quali non si possano reperire materie prime. Avremmo preferito leggere un testo dove, se proprio il Ministero dell’Istruzione avesse voluto entrare nel merito degli approvvigionamenti, si fosse parlato più di prodotti che alimentino il sistema immunitario dei bambini e li educhino al consumo di un pasto equilibrato e sano, quanto mai importante in questo momento storico. La ‘semplificazione dei menu‘ invece stride e non trova un fondamento se non in riferimento alla soluzione ambita dalle aziende di ristorazione collettiva, che tramite Oricon si sono espresse a favore della monoporzione e semplificazione del pasto (piatti unici, cestini freddi termosigillati). Soluzioni che riducendo il costo del lavoro consentono di fare maggiori profitti alle aziende di ristorazione collettiva.
LA RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA
Si delinea così uno scenario che vede realtà sempre più contrapposte e un solco sempre più profondo che le divide: da una parte Comuni, che credono nel valore del pasto e in questo investono anche nella attuale fase2, e Comuni, che invece delegano la scelta della qualità del pasto a scuola al mercato che punta a recuperare i profitti mancati dei mesi scorsi. Due modi diversi di pensare la mensa scolastica, che il Ministero dell’Istruzione, insieme a quello della Salute, dell’Agricoltura e dell’Ambiente, potrebbe colmare questo solco indirizzando le scelte, e quindi le linee guida, verso un modello di mensa virtuoso che fa bene ai bambini, all’ambiente, alla cultura e alla ricchezza della comunità di riferimento.