PASTO da CASA: OK anche del Consiglio di Stato

Sentenza storica del Consiglio di Stato (Sentenza  n. 5156/18) che annulla la delibera del Comune di Benevento che voleva rendere obbligatorio per tutti gli alunni delle scuole materne ed elementari il servizio di ristorazione scolastica. Si tratta di una sentenza che avrà respiro di carattere NAZIONALE, sostiene l’avvocato Giorgio Vecchione perché mette un ‘sigillo sulla legittima esercitabilità del diritto al ‘pasto da casa’ in alternativa al servizio di refezione scolastica comunale.’  Una sentenza che spariglia le carte proprio a pochi giorni dall’avvio della scuola e quindi del servizio mensa, dopo che si sono chiuse gare d’appalto e siglati accordi tra Comuni e fornitori sulla base di un certo numero di pasti da fornire che probablimente non saranno più tali a fronte di questa nuova orientamento giuridico. E’ facile immaginare come quelle realtà dove i genitori sono sul piede di guerra a causa di una mensa non di qualità o troppo onerosa, potrebbero considerare questa sentenza come un’opportunità per aprire nuovi scenari del ‘pasto fai da te’, mentre dove fino ad ora si è lavorato bene con piena soddisfazione dell’utenza è facile immaginare che non si avranno grandi sorprese.

E’ una sentenza storica anche perché segna alcuni passaggi importanti in termini di ruoli e responsabilità. Per esempio il Consiglio di Stato ha stabilitoun’incompetenza assoluta del Comune, che – spingendosi ultra vires – con il regolamento impugnato, impone prescrizioni ai dirigenti scolastici, limitando la loro autonomia con vincoli in ordine all’uso della struttura scolastica e alla gestione del servizio mensa”.

Inoltre il Supremo Giudice amministrativo invita
tutti i dirigenti scolastici ad adottare le conseguenziali cautele e precauzioni per consentire l’esercizio del diritto [scelta del pasto da casa]. La scelta generalizzata del Comune di imporre il divieto di permanenza nei locali scolastici degli alunni che intendono pranzare con alimenti diversi da quelli somministrati dalla refezione scolastica, oltre che proveniente da un organo incompetente a dettare prescrizioni, è stata giudicata non supportata da concrete e dimostrate ragioni di pubblica salute o igiene né commisurata ad un ragionevole equilibrio.’

Per quanto riguarda l’aspetto igienico sanitario, il Consiglio di Stato si esprime per per confermare l’analogia con la merenda che i bambini portano da casa, sostenendo quanto segue:
“… l’assunto che “il consumo di parti confezionati a domicilio o comunque acquistati autonomamente potrebbe rappresentare un comportamento non corretto dal punto di vista nutrizionale” si manifesta irrispettoso delle rammentate libertà e comunque è apodittico. L’inidoneità e l’incoerenza della misura emerge in particolare dalla considerazione che non risulta, ad esempio, inibito agli alunni il consumo di merende portate da casa, durante l’orario scolastico: per analogia, si potrebbe addurre infatti anche per queste la sollevata problematica del rischio igienico-sanitario”.

E’ evidente che il prossimo anno scolastico si apre con un po’ di incertezze che colpiranno soprattutto quelle realtà che non hanno convinto i genitori in termini di qualità e accessibilità delle tariffe del servizio di ristorazione scolastica. La ‘palla’ passerà ai Dirigenti scolastici che si dovranno organizzare per contemplare una scuola dove convivono bambini che mangiano i piatti della mensa e quelli che si portano il pasto da casa.

sentenza CdS_3settembre18