A Terni la cucina è un must. Quando le scuole hanno rischiato di vedersi chiuse le cucine a favore del centro cucina industriale c’è stata la rivoluzione. I genitori hanno fatto una dura contestazione all’Amministrazione e sono riusciti a mantenere le cucine nelle scuole ed evitare il pasto trasportato. Ma esiste anche una cucina cittadina dove sono i bambini a mettere le mani in pasta, a giocare con le verdure e la frutta, a fare il didò con la farina, a dipingere con i colori della natura. Si sperimenta e ci si diverte.
Ce ne hanno parlato Cristina Rompietti e Daniela Tabacchini le due maestre che gestiscono e promuovono la cucina didattica del Comune di Terni che è a disposizione delle scuole, la mattina, e dei cittadini, il pomeriggio.
Cristina Rompietti ci spiega che gli alimenti diventano strumento di conoscenza e veicolo di un percorso didattico laboratoriale divertente e conviviale. Si può partire con una domanda per incuriosire i bambini per poi raccontare una storia e alla fine preparare dei piatti. Il laboratorio DA DOVE VIENI? NESSUN CONFINE SULLA MIA TAVOLA, comincia proprio così:
Cosa succederebbe se pomodori, mele, spaghetti, pesci, uova, pasta e pizza improvvisamente cominciassero a raccontare la loro storia? Sono storie di viaggi, esplorazioni, guerre, amore, amicizia e scoperte. Si perché tanto tempo fa la maggior parte degli alimenti che conosciamo non esisteva nel nostro paese e molte ricette sono nate dall’incontro di culture diverse: il cibo racconta il mondo e la sua storia, nutre il corpo e ci avvicina agli altri.
Da questa premessa si passa alla visione di un breve video come base e stimolo per la conversazione. Si scopre la carta d’identità e la storia degli alimenti attraverso atlanti, libri illustrati, fiabe, poesie, miti, e leggende e si arriva a preparare un cibo di “altre tavole”: Cous cous con crema di verdure Hummus di ceci con pinzimonio di verdure, paella vegetariano. Poi tutti a tavola a mangiare quello che si è preparato insieme.
Ci sono laboratori scientifici come il CAVOLO TRASFORMISTA che sperimenta l’acidità e basicità di molti elementi che utilizziamo ogni giorno, capaci di trasformare il succo del cavolo cappuccio in tanti colori. Il format è lo stesso, si parte con una domanda e poi si sperimenta: Cosa accade quando un ortaggio come il cavolo cappuccio VIOLA incontra elementi come l’acqua, la farina, il sale, lo zucchero, l’aceto, il limone, il bicarbonato o la cenere?
Si utilizzano cartine tornasole realizzate in laboratorio, si manipolano e annusano gli alimenti, soprattutto, si arriva a rendere i bambini protagonisti di scoperte attraverso il cibo, trasformando, per esempio, il cavolo cappuccio in un’importante occasione didattica.
Laboratorio nell’orto, laboratorio dei biscotti, siamo ciò che mangiamo, laboratorio delle caramelle (con la frutta e agar agar), poi ci sono i laboratori del gusto dove si spiega come il cibo sia attesa, invenzione, scoperta, tradizione, piacere per i sensi, salute, permette di “viaggiare”, di incontrare l’altro, di condividere; il cibo è gusto, profumo, ricordi, emozione e sostenibilità. Il cibo accompagna ogni momento della nostra vita come nutrimento del corpo, ma anche della mente.
Abbiamo chiesto a Cristina Rompietti come nasce questo progetto di cucina didattica cittadina denominato Laboratorio di Educazione Ambientale Aula Verde, e la risposta parte da considerazioni che affondano le radici in un problema che ci tocca profondamente.
Nel nostro paese, secondo i dati INRAN circa il 35% dei bambini di 8 anni è in condizioni di sovrappeso e di obesità. E’ importante affrontare i temi dell’alimentazione molto presto, prima che i condizionamenti culturali e ambientali inducano abitudini difficili da sradicare in età più adulta, nonché ridurre preclusioni nei confronti di determinati sapori e alimenti.
A ciò si aggiunge l‘importanza di educare i bambini a gustare e apprezzare il cibo, anche quello più impegnativo per gusto o sconosciuto perché cibo di altri paesi, ciò attraverso la curiosità stimolata dal gioco.
Quindi, l’obiettivo di questo progetto è quello di spargere i primi semi di una coscienza critica che permetterà ai bambini di oggi di diventare domani giovani e adulti consapevoli, responsabili e soprattutto sani, senza privarsi dei piaceri della buona tavola e della convivialità, parte integrante della nostra tradizione culturale.
La cucina-laboratorio è aperta in orario scolastico e pomeridiano, e i bambini possono cucinare e gustare verdura, frutta, legumi, torte, biscotti e piatti della tradizione locale. Tutto viene fatto nell’ottica della sostenibilità, gli scarti alimentari vengono utilizzati insieme ad altri ingredienti per dare vita a nuove pietanze, insegnando ai bambini che lo spreco si può evitare. Accanto ai laboratori di educazione alimentare ce ne sono altrettanti che si occupano di educazione ambientale a 360°.
E se ogni città o quartiere o scuola avesse la sua cucina didattica? Come cambierebbe la sensibilità dei nostri futuri cittadini?