L’Adoc (Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori) scrive una lettera agli Istituti scolastici, all’ASL, all’Ufficio Scolastico Regionale della Puglia e al Comune per chiedere, a ciascuno per la propria competenza, di aprire alla possibilità del ‘pasto da casa’ affinché diventi un’opzione, regolamentata, accessibile a tutti gli alunni che ne facciano richiesta.
L’Adoc rammenta ai suoi interlocutori istituzionali che il servizio di refezione scolastica non è obbligatorio, mentre il “tempo mensa”, vale a dire il tempo impiegato per la pausa del pranzo, fa parte del “tempo-scuola” e che, pertanto, i genitori che decidono di non volersi avvalere del servizio di refezione scolastica non possono essere obbligati a rinunciare a parte dell’istruzione.
La lettera a firma del Presidente dell’ADOC Provinciale di Brindisi, Giuseppe Zippo, fa seguito ad una dialettica che ha visto a dicembre i dirigenti scolastici chiudere all’opzione ‘pasto da casa‘ e invitare i genitori a prelevare i propri figli per pranzo e riaccompagnandoli a scuola per le attività pomeridiane.
I genitori che, per via di una mensa che reputano di scarsa qualità, hanno scelto l’opzione ‘pasto domestico‘, non si sono arresi e si sono rivolti all’Adoc per poter ‘esercitare il diritto riconosciuto di far sì che i propri figli consumino il cibo portato da casa assieme ai compagni nel refettorio scolastico o in uno specifico spazio a ciò destinato e, quindi, di non avvalersi del servizio
di refezione scolastica.
L’ADOC, nella lettera, ripercorre tutti i passaggi logici e legali che hanno visto il ‘pasto da casa’ protagonista delle pagine dei giornali da giugno 2016 fino ad oggi, per arrivare a chidere la definizione delle Linee Guida per la refezione scolastica per il pasto domestico a scuola.