IL VIAGGIO NEI MENU’ SCOLASTICI DI 40 CITTA’ ACCENDE I RIFLETTORI SULLE GRANDI DISPARITA’ NELLA QUALITA’ E GENERA REAZIONI CONTRASTANTI TRA LE DIVERSE AMMINISTRAZIONI COMUNALI E LE STESSE SOCIETA’ DI RISTORAZIONE.
EMERGONO MENU’ ECCELLENTI COME QUELLI DI JESI, TRENTO E BOLOGNA E CITTA’ COME MILANO CHE TENTANO DI SFUGGIRE AL CONFRONTO, O GENOVA E VENEZIA CHE SONO FANALINI DI CODA NELLA CLASSIFICA. LE SPIEGAZIONI DIPENDONO SOPRATTUTTO DALLA QUALITA’ DEFINITA NEI CAPITOLATI, DAL RISPETTO DEL GIOCO DEI RUOLI E DALLE REGOLE.
IL MENU’ SULLA CARTA NON BASTA PER GIUDICARE LA QUALITA’ COMPLESSIVA DEL SERVIZIO DI REFEZIONE SCOLASTICA: OCCORRE AVERE UN OTTIMO CAPITOLATO DA APPLICARE E ATTORI DEL SERVIZIO CHE GIOCHINO IL RUOLO CHE COMPETE A CIASCUNO: COMUNE, FORNITORE, COMMISSIONE MENSA E SIAN.
I genitori della Rete Nazionale delle Mense Scolastiche, dopo aver collaborato per mesi alla raccolta delle informazioni sui menù invernali delle scuole primarie ed elaborato la classifica a punti, denunciano con forza le impressionanti disparità emerse tra le città e si interrogano sulle reazioni scomposte provenienti dalle diverse Amministrazioni comunali e dalle società di ristorazione. I genitori si chiedono perché non vi sia maggiore uniformità tra i capitolati e maggiore collaborazione tra gli uffici tecnici comunali delle diverse città, quando sono impegnati nella delicata stesura di un bando di gara e sarebbe estremamente prezioso prendere spunto dalle realtà più virtuose. Con inquietudine si interrogano sulle differenze evidenti tra i menù scolastici adottati nelle diverse realtà e spesso elaborate dalle medesime grandi aziende di ristorazione scolastica. E’ forse la diversa residenza che determina una disparità di trattamento dei bambini?
Perché i bambini di Pisa mangiano tutto biologico mentre quelli di Milano hanno solo il 10% di Bio?
Emerge l’amara considerazione che la qualità delle materie prime biologiche, la stagionalità, la filiera corta e soprattutto la piena applicazione delle Linee Guida della Ristorazione Scolastica e il rispetto delle raccomandazioni dell’OMS, NON rappresentano il comune denominatore dei 40 diversi menù presi in esame. Quale ruolo gioca il SIAN (servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) considerando le sue funzioni specifiche di prevenzione e controllo dei menù delle mense scolastiche?
Significativi gli esempi delle Commissioni Mensa di alcune città che permettono di ricomporre il quadro frammentario e preoccupante sopra descritto:
A Bologna, il terzo podio nella classifica dei menù a punti ha generato trionfalismi inaspettati da parte dell’Assessore alla scuola e del gestore Ribò (società temporanea costituita da CAMST ed ELIOR) che hanno lasciato increduli i genitori. Sembrerebbe non esser stato compreso che il punteggio elevato dipende “solo” dalla qualità delle materie prime, direttamente connesse all’ottimo capitolato ottenuto dopo anni di intenso e duro confronto tra i genitori e l’Amministrazione comunale (raccolta firme, udienze conoscitive, mobilitazioni cittadine). Singolare anche il giudizio positivo sulla qualità della refezione scolastica di CAMST ed ELIOR che sembrano non considerare le tante criticità che hanno condizionato la qualità del servizio durante tutto questo anno scolastico. Dai continui ritardi nella consegna del pasto che, da settembre non sono mai stati risolti, alle percentuali di scarto elevate, agli errori nelle quantità e nelle consegne delle diete speciali, le frequenti variazioni giornaliere di menù, ai ritrovamenti di corpi estranei, alle schede tecniche delle materie prime non conformi al capitolato, allo sciopero del personale per un miglioramento delle proprie condizioni di lavoro, ai tanti adempimenti previsti dal capitolato in ritardo o ancora non realizzati (portale web, nuovo sistema di raccolta ed elaborazione delle rilevazioni, carta dei servizi e progetti di miglioramento). Non di rado, alcuni di questi disservizi hanno anche determinato l’applicazione di penali.
I genitori si chiedono quale sarebbe il punteggio di Bologna senza una loro partecipazione così estesa e capillare al monitoraggio del servizio nelle scuole (oltre 1400 assaggi e 350 segnalazioni di anomalie).
A Milano, Il Comune e il fornitore del servizio di ristorazione hanno invece chiesto di essere esclusi dal rating e sfuggire al confronto contestando l’indagine “non scientifica”. I genitori della rete dei comitati mensa, pur togliendo Milano dalla classifica, hanno comunque estrapolato i dati oggettivi del menù invernale che inseriti in una scheda di confronto con le altre realtà restituisce un quadro sconfortante: fanalino di coda con biologico al 10%, zero varietà di pesce (solo merluzzo), prevalenza di cibo processato (bastoncini, sformato di legumi, polpette a base di patata più che di carne o pesce) e verdure ‘industriali‘ (IV e V gamma o surgelata). Quale priorità verrà riservata al miglioramento del servizio di refezione scolastica nel prossimo mandato della futura Amministrazione cittadina? Si punterà ancora sull’utile o sulla qualità dei piatti?
A Genova replica su Repubblica l’Assessore comunale alla scuola Boero. Usa toni interlocutori, ma scivola due volte: nell’appellarsi alle linee guida nazionali che, cifre alla mano, danno invece ragione alla Rete proprio sull’eccesso di carne che vuole difendere e nel cercare conforto nella classifica alternativa di Legambiente che, viceversa, conferma Genova in coda al 69° posto su 82. Scontata la dichiarazione sull’aumento del biologico che invece diminuirà. Per la prima volta interviene la Regione con l’Assessore alle politiche agricole Mai, che coglie l’occasione dei cattivi dati liguri per annunciare la pubblicazione entro Agosto di bandi modello a favore di frutta e verdura stagionale “regionale”. Si parla per ora di Km0, non di biologico, ma almeno agli occhi dei genitori qualcosa sembra cominciare a muoversi.
A Venezia, dove il servizio di refezione scolastica è affidato con un contratto di 3 anni (già rinnovato di altri 3) ad Ati composta da CAMST, CIR Food e Copra Elior ed occupa il terz’ultimo posto nella classifica a punti, la società controllata dal Comune di Venezia che si occupa dei servizi economici e sociali Ames SpA, nega l’evidenza scaricando la responsabilità su Usl, dietiste e i genitori del Comitato Tecnico Permanente che, ad oggi, non predispongono il menù ma al massimo suggeriscono puntuali modifiche a valle del suo iter di approvazione. Suggerimenti che fra l’altro l’Amministrazione ha facolta di non accogliere. Dichiara l’amministratore unico Gabriele Senno che “il problema è che ogni comitato genitori ha una richiesta diversa. Per alcuni c’è troppa pasta, per altri troppo riso, per altri troppa carne. Accontentare tutti è impossibile.” Surreale la circostanza in cui due delle aziende che propongono i menù nelle scuole di Venezia sono le stesse capaci di ottenere un punteggio altissimo a Bologna dove, orgogliosamente dichiarano essere il “frutto della costante collaborazione con l’Amministrazione comunale, la direzione scolastica e le commissioni mensa cittadine”. A parità di aziende, perchè vengono applicate politiche così distanti?
Pescara, Chieti, Napoli, Verona, Torino e Perugia sono solo alcune delle tante altre città in cui i genitori delle Commissioni Mensa sono impegnati in un confronto serrato con le amministrazioni comunali e le società di ristorazione per un miglioramento della qualità della mensa scolastica. Riusciranno a ottenere un punteggio migliore e, nel caso di Milano, almeno ad entrare in classifica?
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO DEI GENITORI DELLA RETE NAZIONALE DEI COMITATI E DELLE COMMISSIONI MENSA NAZIONALI Retecmnazionale@gmail.com